Oggi vorrei parlare di come usare le erbe selvatiche in cucina, ma soprattutto dell’importanza della semplicità nella nostra vita.

Per capire a fondo questo concetto, non c’è niente di meglio di un piatto povero, come questa zuppa di erbe selvatiche, consumato insieme, gustato piano, masticato all’infinito, assaporato fino in fondo. E poi rimanere in ascolto di noi, del nostro corpo e del nostro pensiero.

Una volta al mese mi faccio questo regalo, condiviso con un gruppo di amici e conoscenti presso la S.A. Amici Cavalli, gestita dalla famiglia che per prima ha pensato a questo rituale che chiamiamo “zuppa democratica” o “cena parva”. Prima facciamo due passi nel campo per raccogliere le erbe spontanee e i fiori che possiamo mangiare, poi una visitina all’orto per scovare qualcosa di buono da aggiungere alla nostra zuppa povera. Infine seguiamo Giovanna in cucina, che ci guida nella preparazione della zuppa, mentre ci scambiamo idee, ricette, notizie e letture interessanti.

zuppa di erbe selvatiche

Consumiamo la zuppa nel cortile in estate oppure davanti al camino d’inverno, alla sola luce delle fiamme o delle candele. Intanto ascoltiamo Giulia, che recita una preghiera laica di ringraziamento per Madre Terra, di cui stiamo per assaporare i frutti. Mentre mastichiamo (bene!), papà Giampiero ha sempre un quesito filosofico da porci per portarci a riflettere su temi molto importanti, come il rapporto dell’uomo con la natura, la coltivazione, l’allevamento, l’arte. La sua è una grande testa pensante, ma a differenza di tutti i “grandi” pensatori di ieri e di oggi, le sue mani restano tutto il giorno a contatto con la Terra, la plasmano e da lei vengono plasmate. Le sue parole sono come la zuppa: cariche di verità e di una nobilissima povertà.

Solo con la pancia piena – ma mai troppo piena – di semplicità e di verità, possiamo essere capaci di pensieri profondi e sentire davvero la Terra in noi. E sentirci noi parte di lei. Nutrirci di quello che solo Lei ci può offrire in quella stagione, in quel momento, come un prezioso dono esclusivamente per noi, ci permette di essere molto presenti nel gesto del mangiare. E ad esserle grati. Ecco perché l’uso delle erbe selvatiche in cucina.

 

Credo che oggi vogliamo tutti giocare alle grandi opere: vogliamo fare i grandi intellettuali, i grandi costruttori, i grandi chef, i grandi artisti. Ma alla fine, quello che rende davvero grande il nostro pensiero, che sia davvero inclusivo di tutto, è la semplicità.

Quindi agiamo, viaggiamo, guadagniamo, progettiamo, ma senza dimenticare mai che siamo fatti di Terra come di Stelle.

 

zuppa di erbe selvatiche

erbe selvatiche in cucina

 

Zuppa povera di erbe selvatiche per la semplicità

cipolla
tarassaco
piantaggine
portulaca
cime di ortiche tenere
fiori di achillea
fiore di zucca
farro monococco lessato (facoltativo)
miso di orzo

 

Portare a ebollizione l’acqua (1 tazza per ogni porzione). Tagliare la cipolla a mezzaluna sottile, metterla in un’altra pentola con poca acqua e poco sale e iniziare a stufarla. Non ho usato olio perché non sarebbe più “povera”, ma anche perché senza olio l’azione depurativa per il fegato è molto più efficace.

Le erbe selvatiche di solito crescono in prati e terreni incontaminati, perciò non è necessario lavarle. Pulire solo con un panno umido per eliminare la polvere. Tagliare le foglie o strappare con le mani.

Quando la cipolla diventa trasparente, aggiungere l’acqua bollente, il farro monococco cotto e le erbe, conservando i fiori che andranno messi all’ultimo. Bollire per 5 minuti e aggiungere i fiori e il miso sciolto.

Gustare in semplicità, senza aggiunte.

 

zuppa di erbe selvatiche

zuppa di erbe selvatiche

Erbe selvatiche in cucina: una zuppa povera per la semplicità

2 thoughts on “Erbe selvatiche in cucina: una zuppa povera per la semplicità

  • Ottobre 25, 2018 at 4:23 pm
    Permalink

    Ciao Silvia,
    Il farro monococco integrale in che rapporto d’acqua occorre farlo cuocere?
    Grazie in anticipo, le tue ricette sono davvero interessanti!

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    • Ottobre 25, 2018 at 5:35 pm
      Permalink

      ciao Sonia, il farro piccolo (monococco o dicocco) la faccio cuocere più o meno come quello decorticato, aggiungo poca acqua in più perché la cottura è più lunga (invece di fare 1:2 faccio 1:2,3 più o meno!)

      Reply

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