Anche per me è arrivato il momento di partire: domani a quest’ora sarò in un’altra nazione, pronta a girare in lungo e in largo per tutta la settimana. Ma Ume sapiens non va in vacanza: ho già programmato il post per la prossima settimana e – UDITE UDITE – finalmente ho attivato la Newsletter! Da questo momento potete iscrivervi con la vostra email e riceverete una notifica ogni volta che pubblicherò un post. Vi invito a farlo subito, compilando la form nella fascia qui a destra! Ovviamente sarete liberi di disdire l’iscrizione in qualsiasi momento; ma se divento troppo pesante, opprimente, seriosa, noiosa, astrusa o semplicemente se notate qualche erroraccio imperdonabile, spero che prima di annullare l’iscrizione mi scriviate: sono sempre felice di scambiare due chiacchiere virtuali con voi 🙂

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Oltre a salutare chi legge e augurarvi buona vacanza/permanenza, ci tenevo a scrivere due righe (che poi son sempre tre, quattro… non si finisce mai!) su uno dei temi più difficili da affrontare nell’ambito della macrobiotica: i viaggi.

Naturalmente lo stile di vita cambia in vacanza, dall’alimentazione (panini e focacce a gogò) all’attività fisica (più intensa o nulla). Se siamo stati costanti nell’alimentazione naturale e nella cura del nostro corpo, sicuramente non avremo grossi disturbi: il fisico si adatta abbastanza rapidamente ai cambiamenti. Se poi si tratta di qualche giorno o un paio di settimane, per poi tornare a regime, dovremmo stare tranquilli. Al limite subiremo qualche fastidio: è facile che qualche volta esageriamo con cibo molto condito o speziato, prodotti raffinati e grassi animali a cui magari non siamo più abituati. Per quanto mi riguarda, il cibo che mi crea maggiore disturbo è il formaggio: purtroppo se entri in un ristorante e chiedi un piatto vegetariano, al 99% sarà a base di formaggio, o almeno panna e burro se si tratta di un primo o un contorno. Perfino nel pane e nelle focacce usano molto spesso burro e strutto, perciò se siete vegani è sempre meglio informarsi prima.

Oggi sono molti i locali dove possiamo trovare delle alternative senza prodotti animali, ma purtroppo quasi mai i ristoranti vegani propongono piatti equilibrati: i burger vegani sono iper proteici e le salse molto grasse, in ogni piatto troviamo verdura fuori stagione e frutta tropicale (quel benedetto avocado…!), ovunque impera l’olio di palma o di cocco che, anche se vegetale, è un grasso saturo… Vita dura per i macrobiotici in viaggio!

Ecco qualche consiglio, basato sulla mia esperienza:

Prenotate se possibile in apparthotel

Nelle città europee è una formula molto comune, a volte si risparmia anche parecchio. La comodità di avere un cucinino con qualche accessorio, vi salverà sicuramente da colazioni nei bar, a base di prodotti da forno e caffé (che magari siete riusciti ad eliminare dalla dieta con così tanta fatica…!). Appena arrivate, cercate subito un minimarket, meglio centro commerciale o supermercato, dove oggi troviamo facilmente il reparto “bio”. Fate la scorta di gallette, latte vegetale, caffé d’orzo solubile, frutta fresca e secca, cereali, o muesli senza zucchero né burro (in genere la crusca è al naturale)… Non è certo la colazione ideale, ma sicuramente meglio di cappuccio e brioche.

Mangiare di più a pranzo e meno la sera

In genere in vacanza ci si rimpinza per bene a colazione, con ogni sorta di cibo dolce e salato, uno spuntino per pranzo e poi si torna ad abbuffarsi per cena al ristorante, molto tardi la sera. Cerchiamo di mangiare bene anche a pranzo! Certo, non ci sarà molto tempo per cucinare cereali e legumi nel nostro apparthotel, ma esistono cereali e legumi in lattina, che possiamo scolare e portare con noi in un contenitore per alimenti (ricordatevi di portarlo da casa). In alternativa, cercate i ristoranti self service, dove si può sempre trovare un buon assortimento di verdura e in genere qualche piatto da condire. Se avete un programma troppo serrato, buttatevi sui falafel o piatti a base di hummus e cous cous, che si trovano con facilità anche presso i kebab. Negli ultimi anni si è diffusa una catena chiamata Hummus bar, in particolare nelle città mitteleuropee e dell’est Europa, dove ci si sazia con questo tipo di piatti spendendo anche poco (è un fastfood di una certa qualità).

E per la cena?

Abbiamo detto di non trascurare troppo il pranzo per poi abbuffarsi in serata al primo ristorante texmex che ci capita a tiro. So che per molti sembrerà un’eresia: cercate un ristorante giapponese. Attenzione, non un sushi, ma un ristorante che seva anche veri piatti: zuppa di miso sempre per cominciare, riso saltato con verdure, alghe, edamame, tofu, soba, noodles… è forse l’unico posto dove trovare della zuppa (che non sia condita), fondamentale per il nostro intestino. Al limite anche un ristorante nepalese o cingalese può andare, ma eviterei quello indiano e thailandese; magari solo in casi estremi (troppe spezie e troppo fritto in olio di bassa qualità). Dopo questa sparata, corro un attimo ai ripari: non è un suggerimento dettato dalla diffidenza nei confronti delle abitudini alimentari “straniere”, ma un tentativo di arginare i possibili disagi che potremmo avvertire al nostro ritorno, anche a distanza di qualche settimana (in genere 3-4 settimane dopo il periodo degli “eccessi”). Ovviamente è moralmente giusto assaggiare i sapori tipici del posto in cui siamo, ma cerchiamo di limitarci a un paio di occasioni e non di più.

Infine, qualche consiglio sulla valigia, anzi, la macro-valigia: lasciate uno spazio per alcune cose essenziali! Ecco il mio bagaglio, quasi pronto per domani:

La macro valigiaIl té kukicha è un fantastico alcalinizzante. Si tratta dei rametti del té bancha, che non contengono teina, e si trova anche in bustine per queste necessità. Bevetelo ogni mattina, ma fatene anche una bottiglia da portare con voi quando non siete in appartamento. Anche a temperatura ambiente è buonissimo.

La zuppa di miso pronta all’uso: ne esiste una versione in polvere, di solo miso, ma per me è decisamente più adatta questa, che contiene anche le alghe wakame ed è solo da sciogliere in una tazza d’acqua calda. Potete portarla con voi e chiedere una tazza di acqua bollente ovunque andiate a mangiare. Personalmente, la bevo la mattina in appartamento, ma so che per molti la colazione salata è ancora un tasto dolente!

Ho appena preparato del gomasio e l’ho trasferito in una bustina richiudibile, sempre nello zaino: potete chiedere i contorni o i cereali senza condimento e condirli con questa magica polvere di sesamo e sale integrale. Anche il gomasio è alcalinizzante.

Ho tostato della frutta secca e dei ceci, che porterò con me come spuntino semplice e nutriente, insieme a gallette e crakers di soia e riso. Potete anche provare a cercare questi prodotti una volta giunti a destinazione, io preferisco portarmeli.

Infine, per i più temerari, un consiglio: potete cuocere i vostri cereali, asciutti o in porridge da colazione, riempire dei vasetti di vetro da 500 g (tipo Bormioli), chiuderli bene e pastorizzarli per 40 minuti in acqua bollente. Faranno il vuoto e dureranno settimane in qualsiasi condizione atmosferica. Ecco il vostro cereale in monoporzione, pronto all’uso! Questa soluzione è ottima per il campeggio, io purtroppo viaggerò in aereo e non ho la possibilità di portarli con me.

Mi sono dilungata un po’ per questi consigli, ma vi avevo detto che è un argomento un po’ difficile, anche per chi già se la cava bene in ogni situazione di disagio alimentare.

Sono ansiosa di conoscere le vostre (dis)avventure in vacanza! Noi ci vediamo comunque la prossima settimana con un nuovo post!

p.s. ricordatevi della Newsletter 😉

Macro-valigie: la macrobiotica in vacanza

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